C’è chi si gratta e si graffia, quando è stressato. E’ solo un gesto meccanico oppure grattarsi risponde a una reale sensazione di prurito? In altre parole, esiste davvero il prurito da stress?

Qualche giorno fa incontro un’amica. Abbiamo i figli coetanei. Ci raccontiamo le fatiche dell’adolescenza, degli effetti ancora presenti del lungo periodo vissuto in lockdown, il lavoro e lo studio da remoto. In particolare mi parla della figlia, al liceo, che vive con particolare ansia la scuola, le interrogazioni e le verifiche.

“E’ sempre stata un po’ ansiosa – mi dice – Pretende tanto, anzi troppo da se stessa. Ora che ricomincia la scuola sarà un disastro. Si gratta tutta. Dice che ha prurito. Non è mai stata allergica. Potrebbe essere stress?”

La domanda mi solletica curiosità. Mi metto in cerca della risposta.

Prurito e stress, la correlazione c’è

La letteratura scientifica su stress e prurito è ricca di conferme: lo stress può essere conseguenza del prurito, associato ad esempio a patologie o terapie, ma può essere anche stimolo e trigger del prurito (Rachel Shireen Golpanian, et al. Effects of Stress on Itch. Clinical Therapeutics 2020).

Ci sono evidenze proprio sugli studenti, come quelle emerse da uno studio condotto dal dipartimento di dermatologia della Temple University a Philadelphia. 

I ricercatori hanno evidenziato una stretta correlazione tra prurito e stress su un campione di oltre 400 giovani universitari: il 72% degli studenti con alti livelli stress aveva anche sintomi da prurito. La frequenza del sintomo era strettamente correlata allo stress: 

  • più stress = più prurito e più frequente
  • meno stress = meno prurito, meno frequente/assente

Risultati simili sono stati ottenuti anche in altri studi condotti in Paesi diversi, caratterizzati da stili di vita diversi, in Ontario (Canada), Giappone, Norvegia e anche in Arabia.

A questo punto immagino il tuo dubbio: forse questi ragazzi soffrivano già di prurito conseguente o associato a qualche patologia.

Poco importa, perché alcuni studi hanno dimostrato che lo stress stimola o peggiora il prurito secondario a patologie, come l’acne, la psoriasi, l’urticaria idiopatica, l’epidermiolisi bollosa e anche la dermatite atopica. Lo stesso accade anche in caso di stress indotto volontariamente, ad esempio con la visione di film stressogeni e ansiogeni.

Come fa lo stress a indurre prurito?

Per capire cosa succede nella pelle, vediamo prima cosa accade a livello centrale.

Lo stress induce una reazione adattativa nel nostro organismo attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e il sistema nervoso simpatico e parasimpatico.

In seguito a una sollecitazione da stress, il sistema nervoso simpatico SNS lancia un segnale di allarme, adrenalina e noradrenalina, che stimolano il nostro corpo a reagire/fuggire

L’asse HPA, da parte sua, attraverso la secrezione dell’ormone di rilascio della corticotropina (CRH) libera cortisolo e glucocorticoidi, fondamentali per sostenere la reazione del nostro corpo alla minaccia dal punto di vista fisiologico.

In particolare il cortisolo aumenta la disponibilità di energia agendo sul metabolismo di proteine, lipidi e glucidi, agisce sull’escrezione e la distribuzione dell’acqua corporea, incrementa la pressione arteriosa per sostenere un eventuale sforzo fisico e favorisce l’immunoreattività. 

In condizioni normali, la reazione al fattore stressante si autoregola e si spegne. Cortisolo e glucocorticoidi si legano ai recettori presenti sull’ippocampo; così “catturati” questi mediatori non sono più in grado di stimolare l’asse HPA e il sistema nervoso simpatico che di conseguenza si “spengono”. 

In caso di stress cronico, la continua sollecitazione dell’asse HPA e del sistema nervoso simpatico determina una downregulation dei recettori dei glucocorticoidi nell’ippocampo. In altre parole lo stress cronico non rende più disponibili i recettori presenti sull’ippocampo. I mediatori dello stress, cortisolo e glucocorticoidi rimangono quindi in circolo e continuano a stimolare la reazione di attacco e fuga, che induce il rilascio di cortisolo e glucocorticoidi, che stimola….. Si genera, insomma, un circolo vizioso

Cosa succede nella pelle?

Lo stress induce nella nostra pelle una reazione simile a quella osservata nell’asse HPA. 

Le cellule della cute, cheratinociti, mastociti e sebociti, in caso di stress, rilasciano l’ormone di rilascio della corticotropina CRH, che induce il rilascio di diversi mediatori proinfiammatori, vasodilatatori e pruriginosi, come istamina, citochine e diverse proteasi. 

La liberazione del nerve growth factor, inoltre, contribuisce a rendere più sensibile la cute alla sollecitazione.

Lo stress psicofisico inoltre rende la nostra pelle più vulnerabile e fragile, indebolisce la funzione di barriera della cute e riduce la capacità dell’epidermide di riparare danni e lesioni. 

A tal proposito, sono interessanti le osservazioni di uno studio condotto su un gruppo di studenti sani. Sottoposti a un fattore di stress fisico (strappo di cerotto epidermico), gli studenti più stressati hanno mostrato un tempo di “guarigione” delle lesioni più lento rispetto ai coetanei non stressati. L’esperimento è stato ripetuto in un secondo momento, durante un periodo di vacanza scolastica. Alla riduzione dei livelli di stress è corrisposta la normalizzazione dei tempi di guarigione della cute.

E’ dunque chiaro che tra stress e prurito esiste una correlazione diretta.

Cosa possiamo fare?

Abbiamo due possibilità:

  1. eliminare la fonte dello stress
  2. modificare la nostra reazione allo stress.

La combinazione di entrambi ci consente un risultato più significativo, tuttavia non sempre è possibile eliminare la fonte di stress. Tornando alla figlia della mia amica non può certo eliminare interrogazioni e verifiche.

Possiamo allora agire, modificando la nostra reazione allo stress.

Possiamo agire farmacologicamente, ad esempio agendo sul rilascio dei mediatori proinfiammatori.

La buona notizia è che la rivista Clinical Therapeutics suggerisce tra le opzioni per gestire lo stress anche strategie atte a modificare il nostro modo di reagire alla sollecitazione, attivando quanto prima possibile il sistema di “spegnimento” della reazione eccitatoria ed evitando che questa inneschi il circolo vizioso. 

Come?

La respirazione è la nostra alleata, o meglio la respirazione profonda, lenta e diaframmatica. 

Il diaframma muovendosi attiva il sistema nervoso parasimpatico che, liberando neurotrasmettitori positivi, agisce da freno contrastando la cascata dello stress.

Prova a respirare, lentamente, in modo ritmico e fluido. Inspira ed espira (dal naso se possibile) immaginando un’onda che sale e che scende. Ti accorgerai che piano piano il battito cardiaco rallenta e se hai pazienza di provare qualche minuto piano piano potrai sentirti più calmo. 

Prova a ritagliarti qualche momento durante il giorno per respirare, lentamente, e vedi che effetto ti fa.

A me piace iniziare la giornata respirando, ben 30 minuti appena sveglia. Mi aiuta a guardare con lucidità e calma le attività che devo affrontare. Mi ritaglio qualche minuto di respirazione ogni qualvolta senta il bisogno, prima di una telefonata o di un incontro importante, ma soprattutto dopo un’attività che mi ha agitato. Respirare mi aiuta a interrompere il nervosismo ed eventuali vibrazioni negative, recuperando più velocemente la serenità.

Respirare non sempre è sufficiente, ma può essere un inizio o una pratica a cui abbinare altro (meditazione, yoga, mindfulness, pratiche immaginative…). E’ comunque un alleato che hai sempre a tua disposizione. Non sottovalutarlo!

E tu, come fai a gestire lo stress?