Ciao sono Livia, una logopedista e ho conosciuto lo yoga della risata in un corso organizzato da Tiziana, dedicato alla nostra professione per scoprire insieme se ci fosse la possibilità di introdurlo nelle nostre terapie.

Ho deciso immediatamente di partecipare non appena ho visto un breve video di Gibberish. Mi è subito sembrato uno strumento possibile ed efficace.

In realtà tutta la formazione è stata esaltante, ma il colpo di fulmine ha dato i suoi frutti nei trattamenti che portavo avanti.

Vi racconto qualche esperienza.

Una esperienza molto significativa è stata quella con C., una ragazzina di 12 anni, averbale, con diverse difficoltà, anche cognitive. Stavamo lavorando da tanto sulla comunicazione e ultimamente il tentativo era proprio sulla comunicazione verbale. Ho introdotto il Gibberish e chiesto di provare a utilizzarlo anche in casa, in alcuni momenti, proprio per dare un rinforzo a C., pensando che anche lei avrebbe potuto comunicare alla pari con chi le stava intorno.

Un giorno arriva in terapia con la madre che mi racconta, ridendo, che il giorno prima erano insieme in farmacia, aspettando di essere servite e C. prende, da un cesto delle offerte, un dentifricio. Inizia a parlare in Gibberish col signore al suo fianco col dentifricio in mano.

Il miracolo! Il signore le risponde dicendole che proprio non ne aveva bisogno, C. insiste e lui la ringrazia, ma le spiega che ha bisogno di altro.

Ho trovato l’episodio davvero fantastico! Credo sia stata la prima volta che C. sia riuscita a fare un discorso lungo, aiutata da mimica e intonazione, che è stato totalmente compreso senza bisogno dell’intervento della mamma interprete!

Ho usato, con notevole soddisfazione, lo stesso linguaggio non-sense con un altro bambino D. balbuziente.

Con lui abbiamo “giocato” con questo linguaggio: gli ho chiesto di rispondere in Gibberish ad alcune mie domande poste in italiano, e successivamente di “tradurmi” la risposta. Lunga sperimentazione che dava a D. grande soddisfazione poiché riusciva ad essere fluente quando  “inventava” la risposta, ma lo era altrettanto quando la ripeteva in italiano.

Una piccola nota a margine è che ho trovato molta più facilità nell’essere seguita da ragazzini, piuttosto che da adulti.

Purtroppo noi adulti siamo condizionati dal giudizio esterno e ci lasciamo andare con più difficoltà.

Peccato…perché sono sempre più convinta delle grandi potenzialità di questa “lingua” non-sense chiamata Gibberish.