Ridere dipende “solo” da te. Lo sapevi? Possiamo ridere come e quando vogliamo, grazie allo yoga della risata, semplicemente perché desideriamo stare bene. Cos’è lo yoga della risata? Chi ha inventato questa pratica e perché?

Che ridere faccia bene lo sappiamo tutti, ma cosa c’è di speciale nello yoga della risata e perché mi ha conquistata e mi ha portato a diventare Trainer di Yoga della risata?

Da buona biologa, il fascino e l’amore per la vita mi guidano per prendermi cura e proteggere il bene più prezioso che ho: la vita e quindi la salute.

Lo yoga della risata mi ha conquistata per la sua semplicità, il suo essere “per tutti” e le sue basi scientifiche.

Inizio con questo articolo a raccontarti cos’è lo yoga della risata, la sua storia lontana. Il racconto continuerà con i benefici, i segreti della pratica, la filosofia e tutte le riflessioni che emergeranno anche dal mio sperimentare e che potrai sperimentare con me.

Chi ha inventato lo yoga della risata

Lo yoga della risata nasce in India nel 1995 (precisamente il 13 marzo) per intuizione del medico Madan Kataria, che ha compreso che per ridere non abbiamo bisogno di stimoli esterni e che il nostro corpo non distingue tra una risata vera e una indotta.

Questo significa sostanzialmente due cose:

possiamo controllare in totale autonomia la risata e quindi decidere quando ridere e quando non ridere

per ottenere i benefici della risata possiamo simularla e anche “fingere (fingi finché non diventa vero)

Tutto ha inizio da alcuni studi che il dottor Kataria stava conducendo per scrivere un articolo per la sua rivista “My Doctor”. Il tema riguardava proprio il potere della risata e il titolo era più che sfidante “Ridere: la migliore medicina”.

A ispirarlo sono all’inizio 3 uomini e le relative osservazioni e scoperte.

 

Norman Cousins – la volontà di guarire

Il dottor Kataria rimase in particolar modo colpito dalla storia di guarigione di Norman Cousins, giornalista al quale venne diagnosticata la spondilite anchilosante, una malattia che causa la degradazione del collagene e quindi la progressiva paralisi.

Era il 1964 e secondo i medici a Cousins non rimanevano che pochi mesi di vita.

Cousins morirà invece quasi 30 anni dopo, nel 1990, con una storia che suscitò scalpore e attirò l’interesse della comunità scientifica. Cousins raccontò la sua storia di guarigione nel libro “La volontà di guarire” a cui seguirono interviste rilasciate a prestigiose riviste tra cui il New York Times e anche la rivista scientifica New England Journal Medicine.

(Se vuoi approfondire, trovi alcuni riferimenti bibliografici in fondo all’articolo).

Cosa è successo?

Di fronte alla sua prognosi infausta, Cousins inizia a riflettere su quali cause possono aver contribuito alla malattia.

Osserva che i sintomi si erano manifestati proprio al rientro da un viaggio particolarmente stressante in Russia (sono gli anni della Guerra Fredda) e pensa che in qualche modo la tensione profonda provata possa aver debilitato il suo corpo rendendolo più vulnerabile.

Se lo stress può aver causato indebolimento, immagina allora, che al contrario le emozioni positive potrebbero aiutare a rinforzare il suo corpo e farlo sentire meglio. Decide così di iniziare a sottoporsi a veri e propri “bagni” di risate, guardando film e spettacoli divertenti.

Oltre a nutrire il suo umore, piano piano ridere lo aiuta a stare meglio anche fisicamente.

Nel suo libro affermerà infatti che ridere in modo profondo per 10 minuti lo aiutava a riposare per almeno due ore senza dolori.

Piano piano le sue condizioni iniziano a migliorare, riduce progressivamente il ricorso agli antidolorifici, dopo 6 mesi riesci a rimettersi in piedi. Le condizioni continuano a migliorare fino all’epilogo finale che lo porta a vivere per altri trent’anni, rispetto ai pochi mesi prospettati.

Dr. William Fry – fisiologia della risata

Altri stimoli per la stesura dell’articolo di Kataria arrivano dalle ricerche condotte da William Fry, psichiatra alla Standford University in California, che già verso la fine del 1960 aveva iniziato a esaminare gli effetti fisiologici della risata.

Nel tempo i suoi studi hanno la letteratura scientifica con evidenze che hanno dimostrato che ridere ha effetti:

  • sul sistema cardiovascolare; ridere intensamente per 20 secondi consente di raddoppiare il battito cardiaco, e contribuisce a ridurre la pressione arteriosa
  • sul sistema respiratorio, contribuendo a ridurre le infezioni respiratorie.

Dr Lee Berk – correlazione tra risata, stress e sistema immunitario

A inspirare il dottor Kataria furono anche le evidenze di uno dei principali studiosi della “biologia del ridere” e degli effetti delle emozioni positive sul sistema immunitario e neuroendocrino: il dottor Lee Berk della Loma Linda University in California.

Egli dimostrò che ridere e le emozioni positive:

  • riducono il rischio di infezioni respiratorie grazie all’aumento del livello di immunoglobuline A nella mucosa respiratoria.
  • riducono lo stress e migliorare salute cardiovascolare.

Dalle evidenze all’esperienza

“Se fa così bene, perché non provare”, pensò Kataria.

Così, un po’ come Tommaso (conosci il detto?), il 13 marzo del 1995, Kataria decide di andare in un parco pubblico, dove era solito andare a camminare al mattino, e convince un gruppetto di persone a ridere insieme lui.

Superando lo stupore e il divertimento dei passanti, visto il benessere provato, i partecipanti decidono di trovarsi ogni giorno a ridere per circa mezz’ora.

Si raccontano barzellette o episodi divertenti per stimolare l’umorismo.

Dopo circa 2 settimane però la risata inizia a spegnersi.

Vuoi che le barzellette cominciavano a scarseggiare, vuoi che i partecipanti iniziano a conoscersi e quindi a ricevere meno stimoli divertenti. Sta di fatto che proprio quando il gruppo sta per decidere di sciogliersi, il dottor Kataria chiede un giorno di tempo per cercare una soluzione.

Ancora una volta la risposta arriva dalla scienza

Sono gli studi di Paul Ekman sui feedback facciali a ispirarlo.

I muscoli del viso comunicano al cervello attraverso alcune terminazioni nervose che stiamo ridendo e sono in grado di stimolare la biochimica positiva (dopamina, serotonina, endorfine e ossitocina) anche se non stiamo “ridendo per davvero”.

Basta infatti sorridere in modo molto pronunciato, addirittura stendere bene le labbra con una penna tra i denti per ottenere lo stesso effetto. Sorridere semplicemente con intenzione, perché si vuole.

A questo si aggiunge anche la dimostrazione che la risata è contagiosa, per stimolazione dei neuroni specchio. A dimostrarlo è uno studio condotto da Robert Provine nel quale quasi 130 studenti universitari hanno iniziato a ridere ascoltando pochi secondi di risate registrate.

Infine, le evidenze dello psicologo William James che nel 1884 dimostrava l’esistenza di un legame a due vie tra mente e corpo: a ogni stato mentale, positivo o negativo, corrisponde un’espressione del corpo e viceversa.

Questo significa che quando siamo tristi tendiamo a portare lo sguardo verso il basso, assumiamo una postura curva, chiusa, mentre quando siamo allegri il nostro sguardo è alto, camminiamo più eretti e siamo più aperti.E’ vero però anche contrario, ovvero se camminiamo ben aperti e con lo sguardo alto e un volto sorridente, il nostro corpo manda segnali al cervello che stimolano una biochimica positiva e quindi stimolano un’emozione di gioia e benessere.

La scoperta della risata incondizionata

Le osservazioni di Ekman, Provine e James portano il dottor Kataria a capire che la risata si può slegare da ogni stimolo esterno. Nasce il concetto di “risata incondizionata”, la base dello yoga della risata

Possiamo quindi ridere quando vogliamo, per quanto tempo vogliamo, perché ridere dipende solo dalla nostra intenzione e i benefici che possiamo ottenere sono gli stessi, perché il nostro cervello non distingue tra una risata spontanea e una risata indotta.

Come si fa a ridere?

L’intuizione di Madan Kataria fu quella di inventare esercizi che potessero coinvolgere il corpo e lo portassero a muoversi con gesti ed espressioni facciali tipici della risata.

Scopri qui due esercizi di yoga della risata

  • INSPIRO, TRATTENGO e RIDO: inspira aria dal naso, trattieni per un po’ il fiato e poi butta fuori tutta l’aria ridendo, pronunciando tante HaHaHa (con l’acca davanti)
  • HoHo, HaHa: pronuncia a ritmo Ho-Ho, Ha-Ha. Attenzione a mettere l’acca davanti alla vocale. Velocizza il ritmo e piano piano il suono e il ritmo assomiglieranno sempre più a una risata. Puoi divertirti usando anche altre vocali

“Porta il tuo corpo a ridere e la mente lo seguirà” – Madan Kataria

Il dottor Kataria tornò come promesso il giorno dopo al suo gruppo di amici e iniziarono a ridere attraverso esercizi. Nasceva ufficialmente lo yoga della risata.

Da allora sono trascorsi 26 anni, e lo yoga della risata si è diffuso in oltre 110 Paesi in tutto il mondo.

Cosa c’entra lo yoga con la risata?

Già immagino la tua faccia. Ma come si fa a fare yoga mentre si ride?

Asana o posizioni statiche non c’entrano. Il fattor comune è la respirazione.

Ridere è infatti respirare profondamente, con movimenti ritmici che coinvolgono il diaframma e i muscoli addominali. Quando ridiamo l’espirazione dura molto più a lungo di una respirazione normale; questo consente di eliminare tossine e aria residua scambiandola con aria più ossigenata e vitale.

La respirazione diaframmatica e profonda, fondamentale per la buona salute, è quello che accomuna risata e yoga.

Che ne dici, è arrivato il momento di liberare la tua risata e portare più sorrisi e benessere nella tua vita?

Posso accompagnarti in questo cammino di cambiamento, prendendoti per mano, passo passo.

Qui puoi leggere la mia storia di cambiamento che ha portato alla nascita del progetto #ridiconme con tutte le iniziative per sbloccare la risata incondizionata e riportare più gioia nella vita di ogni giorno, in famiglia e al lavoro.

Ecco i riferimenti promessi per approfondire, perchè in ognuno di noi c’è un po’ di “Tommaso”

www.nytimes.com/1979/09/07/archives/publishing-norman-cousins-and-the-doctors.html

N Engl J Med 1976; 295:1458-1463

The effect of mirthful laughter on the human cardiovascular system